La Psicologia è il mondo della scuola da ormai molti anni hanno incrociato le loro strade nello sforzo comune di pensare allo studente come persona che vive nello spazio scolastico una realtà onnicomprensiva, che mette in gioco i propri aspetti caratteriali, le proprie modalità relazionali, gli aspetti psicologici legati al rendimento, ai successi e ai fallimenti, ai conflitti interpersonali, alla definizione stessa del proprio Sé.
La scuola, pertanto, non è più solo "luogo dell'apprendere" ma "luogo del vivere", luogo di crescita della persona ma anche luogo dove si possono presentare problemi psicologici nello sviluppo della personalità. In questo quadro da una parte è cresciuta la sensibilità verso il benessere dello studente come condizione necessaria per poter vivere positivamente la vita scolastica, dall'altra è sempre tanta la fatica da parte delle istituzioni scolastiche di promuovere progetti efficaci in tal senso, vuoi per una mancanza di fondi, vuoi per la distanza che si è venuta a creare fra insegnanti, studenti e famiglie, vuoi per la difficoltà di rincorrere emergenze piuttosto che di lavorare per la prevenzione del disagio nelle scuole.
Se in molte scuole si è affermata la figura dello Psicologo scolastico che offre spazi di ascolto agli studenti che ne avessero bisogno tramite colloqui su appuntamento, si è invece fatto ancora poco per migliorare il clima generale della comunità scolastica attraverso progetti mirati alla convivenza civile, all'aiuto reciproco, alla responsabilizzazione degli studenti nel rendere la propria scuola un luogo di crescita personale. Uno dei miei impegni nelle scuole si è sviluppato attorno al tema del Bullismo, un fenomeno largamente diffuso che però emerge nella sua dirompente drammaticità solo in occasione di episodi di violenza personale o vandalismo che salgono agli "onori della cronaca". È bene ricordare che la maggior parte di tali episodi non rientrano neppure nella definizione di Bullismo, in quanto questo ha caratteristiche ben diverse.
La mia esperienza di ricerca prima e di intervento poi, mi ha portato a concepire interventi volti a rafforzare le risorse positive interne agli istituti come modo per prevenire il bullismo, con coinvolgimento di quante più persone possibile, dagli studenti, agli insegnanti, al personale non docente, alle famiglie. Questo perché il bullismo attecchisce solitamente in un ambiente favorevole fatto di omertà, di disinteresse verso le relazioni fra studenti, di scarso senso di comunità, di competizione. Attraverso progetti mirati è possibile dare alla scuola stessa gli strumenti per prevenire e ridurre il fenomeno, non rendendo l'istituto "dipendente" da un professionista esterno che interviene al momento del bisogno, ma sollecitando una vera e propria "politica anti-bullismo" che renda tutti informati, partecipi, responsabili del buon clima scolastico.
Sono convinto che il Bullismo può davvero ridursi nel momento in cui non trova più terreno fertile per crescere.
In particolare ho cercato di portare all'interno delle scuole in cui ho lavorato:
- la possibilità di creare gruppi di supporto tra pari (dall'esperienza anglosassone del Peer Support)
- gruppi di lavoro cooperativo come strumento per ridurre i conflitti tra studenti
- incontri informativi per personale docente, non docente, famiglie, per creare una sensibilizzazione verso il fenomeno conoscendone anche i potenziali effetti negativi sul singolo studente e gli strumenti per riconoscerne la presenza nella scuola
Tutti i progetti proposti sono calibrati sui bisogni e le risorse della singola scuola che richiede l'intervento. La modalità di conduzione del progetto anti-bullismo, la tempistica, gli obiettivi, sono concordati con il personale della scuola, pertanto si può dire che non esiste un progetto standard che va bene in ogni realtà scolastica. All'inizio di ogni progetto, infatti, è bene porsi il problema di una attenta valutazione della situazione, di una ricognizione puntuale dei bisogni emersi e delle risorse in campo per arrivare ad un intervento ad hoc che possa risultare efficace.
Su un altro fronte negli anni sono stato chiamato ad offrire a varie classi momenti formativi nell'ambito della salute mentale all'interno di progetti specifici elaborati dai docenti, proponendo agli studenti incontri (più che lezioni frontali) in cui poter elaborare un modo diverso di vedere la malattia mentale, le cause e le possibili conseguenze, l'impatto di tale problematica sulla persona e sulla società. Non un intervento di tipo medico (non avendone le competenze), ma sviluppato sui fattori psicosociali legati alla salute mentale e il modo in cui il pensiero sistemico-relazionale vede la persona con disagio psichico.