Il bullismo è un fenomeno sociale largamente diffuso nelle scuole di ogni ordine e grado, caratterizzato da episodi di prepotenza continuata nel tempo su uno o più membri della classe (vittime) da parte di uno o più compagni (bulli) attraverso angherie di tipo fisico (botte, spintoni, lancio di oggetti, piccoli furti ecc.), verbale (minacce, offese, prese in giro, assegnazione di nomignoli ecc.), o di tipo più "indiretto" (esclusione dal gruppo, spargere dicerie sulla vittima ecc.) (Rivers e Smith, 1994). La recente ricerca sta individuando nuove modalità in cui si perpetrano atti di bullismo grazie alle moderne tecnologie. È quello che viene chiamato cyber-bullying, in cui vengono utilizzati cellulari, Internet, social networks ecc. per diffondere materiali volti ad attaccare vittime spesso inconsapevoli.
Per poter essere considerato "bullismo", inoltre, deve essere presente una chiara disparità di potere fra vittima e bullo (Genta, Menesini, Fonzi e Costabile, 1996). Tipicamente il bullo è il ragazzo più forte fisicamente, che gode di una certa popolarità o credito all'interno della classe, non agisce da solo ma si contorna di ragazzi che, pur non partecipando direttamente alla prepotenza, gli fanno da supporto e mettono la vittima in condizione di non poter reagire. La vittima, d'altra parte, è di solito il ragazzo meno popolare, forse con caratteristiche fisiche che indicano diversità o inferiorità anche se praticamente tutto e il contrario di tutto può essere oggetto di scherno (avere gli occhiali, essere basso, essere alto, avere i capelli rossi, essere bravo, non essere bravo ecc.).
Di solito la vittima non gode di credito nella classe o non ha un sostegno da parte del gruppo. Il sorgere di fenomeni di bullismo può essere facilitato, infatti, da una situazione dinamica di interazione reciproca in cui un ragazzo dominante e assertivo incontra un ragazzo più debole e introverso in un contesto sociale di generale accettazione di certe "norme" di comportamento aggressivo (Smith, Talamelli et al. 2004).
Va quindi sottolineato che per poter parlare di bullismo deve essere presente intenzionalità, persistenza e relazione asimmetrica fra le persone coinvolte.
La moderna ricerca sul bullismo ha individuato ben sei ruoli che i ragazzi possono assumere in una scena di bullismo (la vittima, il bullo, l'aiutante, il sostenitore, il difensore, l'esterno) ad indicare la complessità del fenomeno e la sua natura sociale (Salmivalli et al., 1996). Ecco perché anche gli interventi eventuali dovrebbero considerare questa complessità per portare elementi di cambiamento a vari livelli. Concentrandosi su di un solo aspetto (ad es. la punizione del bullo o il sostegno alla vittima) si rischia di perdere un'occasione per intervenire su di un sistema ben più complesso in cui il bullismo è il risultato finale dato dall'interazione di vari fattori psico-sociali in cui intervengono il gruppo-classe, la relazione educativa tra insegnanti e alunni, la scuola, la famiglia con i valori complessivi di cui sono portatrici come agenzie educative.
Sempre dai risultati della ricerca (Fonzi, 1997; Smith e Brain, 2000) possiamo ritenere il fenomeno del bullismo come "normale" o per meglio dire "normativo" in quanto possiamo aspettarci che compaia in gran parte delle situazioni di gruppo. Non si sono notate differenze significative nel tipo di scuola (scuole elementari, medie, licei, istituti tecnici, scuole professionali). L'età in cui si manifesta copre uno specchio molto ampio (alcuni studi hanno anche investigato il fenomeno nelle scuole materne), semmai il fenomeno assume connotazioni diverse nelle varie fasce d'età, così come cambia in qualità ma non in quantità se facciamo la distinzione fra maschi e femmine. Ma il fatto che sia così diffuso non vuol dire che sia accettabile. Gli esiti, infatti, possono essere anche piuttosto seri nel vedere alcune conseguenze su chi ha fatto o subito prepotenze. Nel bullo si possono notare alte probabilità di sviluppare condotte antisociali e violente anche in futuro. Nella vittima possono comparire ansia, depressione e ritiro sociale fino a gesti estremi quali il suicidio. Questo ha portato ad una notevole movimentazione di professionisti nel cercare di definire il fenomeno, di prevenirlo e di combatterlo.
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